Dalle ricerche internazionali sul parto in acqua, non è mai emerso alcun rischio igienico nella pratica del parto in acqua.
Pertanto, non sono in alcun modo accettabili, tali obiezioni espresse da alcuni sanitari contrari all'utilizzo della vasca per il parto in acqua.
In merito alla possibilità per il nascituro di inalare acqua in occasione del parto, occorre segnalare che il riflesso apneico è perfettamente funzionante.
La percezione della presenza di acqua a livello peribuccale inibisce la respirazione.
E nel caso in cui dell'acqua entri nel cavo orale, il riflesso faringeo stimola la deglutizione.
In ogni caso, è bene sapere che al momento della nascita, l'ostetrica/o non lascia il piccolo sott'acqua, lo sorregge in superficie detergendo il viso.
L'osservazione dei parti ha permesso di creare dei protocolli di assistenza al parto che prevedono l'immersione della travagliante solo nella fase di travaglio attivo.
Quando cioè, la trasformazione del collo uterino si è completata, ed è iniziata la dilatazione con la presenza di contrazioni efficaci, regolari ed ingravescenti.
Tale condizione è adottata per evitare l'effetto sedante e ritardante dell'acqua calda nella fase iniziale del travaglio, quella dei prodromi.
I protocolli di assistenza al parto in acqua degli ospedali, non prevedono la possibilità di utilizzo di questa pratica nei casi in cui siano presenti importanti patologie materne o fetali.
La gestosi, l'ipertensione arteriosa, l'iposviluppo fetale e le sofferenze fetali sono attualmente delle controindicazioni all'uso della vasca.
Ostetrico ed Acquamotricista di Mammole